Forse non tutti sanno che, citando una nota rubrica della Settimana enigmistica, il teatro di guerra del Vicino oriente è grande quanto la Sicilia, con un’importante differenza però. La Sicilia è tutta perfettamente abitabile ed infatti è abitata da poco più di cinque milioni di persone, invece la Palestina nel senso ampio del termine non è tutta abitabile, soprattutto Israele ha una notevole parte desertica, e vede la presenza di circa 14 milioni di persone, sommando la popolazione dei territori della Cisgiordania, della striscia di Gaza e di Israele stesso. Questo è uno dei tanti spunti per capire meglio la guerra in atto tra Hamas e Israele, che ci ha fornito Luca Puleo docente di Crisis ed emergency management della Scuola di etica e sicurezza di Milano nonché esperto della questione arabo-israeliana, nell’ultima puntata di “Esatto!” di mercoledì 22 novembre.
Per chi non lo ha fatto in diretta e volesse ascoltare delle opinioni forti, perché ben argomentate e spiegate con chiarezza, il podcast è a disposizione sul sito di Radio Itineraria. Qui ne faremo un breve sunto.
Innanzitutto l’aspetto geografico e demografico della vicenda che ha evidentemente inciso negli anni. Ognuno degli attori vuole conquistare la terra migliore e soprattutto il controllo dell’acqua, presente in buona quantità nella parte nord della regione, quella per intenderci delle Alture del Golan, da anni contesa tra Israele e Siria. Proprio quest’ultimo nome evoca il fatto, come giustamente messo in luce da Luca Puleo, che l’attuale conflitto tra Israele e Hamas si innesta in un’area dove ne sono attivi altri due. La devastante Guerra civile in Siria dal 2011, con il dramma dei profughi e il carico di tremende catastrofi naturali, si veda il terremoto dell’ultimo febbraio, e la silente ma esistente lotta tra le forze separatiste del Sinai e il governo egiziano di Al-Sisi. In una zona dove già sono presenti guerre è facile che ne scoppino altre, se riguardano poi odi secolari come nella questione israelo-palestinese, è un qualcosa di quasi automatico.
Uscendo dalle fredde considerazioni geo-politiche resta la guerra, parola dall’etimo tedesco emblematico: warra, che significa mischia…e nella mischia nessuno si salva.
Chiudo con un interrogativo retorico: che cosa è più vile? Assaltare degli innocenti ed inermi andati ad un rave o all’interno della calda intimità di un kibbutz oppure bombardare con aviazione ultra-tecnologica dei quartieri e delle città da tempo ridotte a macerie, sapendo che nulla potrà opporre la contraerea nemica?
Ahimé! Per me c’è un agghiacciante e tetro pareggio.