«Sai qui tutto si è ristretto
Si tira dritto sfiorando il precipizio»
(Specchio, Subsonica)
Sara è tornata a casa dopo una giornata trascorsa a scuola tra lezioni istituzionali molto faticose e attività ricreative all’interno di essa. Ha scelto lei di iscriversi al provino per partecipare al nuovo spettacolo teatrale che ogni anno viene organizzato dagli studenti dell’ultimo anno. Lei lo ha superato ricevendo addirittura i complimenti da parte degli esaminatori. Però, ne pare indifferente. Afferma in modo freddo e distaccato che era il minimo che potesse fare e che, a dirla tutta, in verità ha fallito perché si è vista negare il ruolo principale a favore di quello secondario, da non protagonista, anche se fondamentale e essenziale per lo svolgimento della storia. Non è contenta, ma ormai sono diversi giorni, anzi mesi, che il suo umore è rabbuiato; ha l’espressione priva di emozioni e la vitalità ridotta ai minimi termini. Ha un nemico interno che la sta divorando inesorabilmente nel vero senso della parola. È leggera 46 chili. Data la sua altezza, non sono abbastanza per lei. La matematica sul suo fisico è una realtà tangibile: si contano ossa e fasce muscolari, mai a riposo, tendini e anche vene che emergono nette sulla sua pelle sbiadita, sottile e sensibile e che, ormai, ha perso elasticità; è solo l’involucro di un esile e fragile corpo che si mostra privo di impulsi reattivi. Il suo malessere si palesa a tutti attraverso la silhouette provata, ma in realtà ha sede nella sua testa, nella percezione che ha di se stessa ogni volta che si osserva allo specchio. Lo specchio, però, il più delle volte, non è l’oggetto vero e concreto che riflette la sua immagine, ma diventa ogni ragazza che incontra per la strada, sui mezzi pubblici, a scuola o altrove con la quale lei si confronta idealmente. Un lavoro cerebrale sfiancante e deprimente senza pausa. Sara vede le sue coetanee sempre splendide. Si vestono, si muovono e parlano come lei desidererebbe. Invece lei si sente inadeguata, brutta, inferiore e stretta nei suoi pantaloni che, ormai, paiono essere di tre taglie in più. Eppure Sara è bellissima, anche ora che è così sciupata. Ma lei dice di no e prosegue nella ricerca di un suo posto in questa vita, facendo esattamente il contrario: tenta di scomparire e rendersi invisibile agli occhi di tutti. Un enorme controsenso. Il suo urlo disperato è il più silenzioso mai udito. Lei desidererebbe aiuto, ma non sa da che parte cominciare per chiederlo e allora sceglie la via dell’annullamento di stessa nella speranza che, prima o poi, qualcuno si accorga della sua assenza. Si nega per affermarsi. È tutto così inspiegabilmente contorto. Quante Sara ci camminano ogni giorno di fianco, dietro e davanti senza che ci si accorga di loro, se non quando ormai è tardi e i danni si sono compiuti? Non c’è tempo di farsi domande perché Sara soffre e non si può più lasciarla sola, incastrata nei suoi pensieri e nella percezione errata che ha di stessa. È troppo pericoloso. Dobbiamo tutti imparare a guardarci attorno per capire perché continui a crescere il numero dei ragazzi come Sara, perché i centri dei disturbi alimentari per minori siano pieni zeppi, con liste d’attesa che arrivano (ad oggi) fino a febbraio 2024, perché il sistema sanitario nazionale intervenga solo minimamente a sostegno delle famiglie in cui ci sia una Sara da aiutare e perché le psicoterapie, le uniche indicate come efficaci per far tornare la voglia di vivere in un ruolo da protagonista tutti i ragazzi come Sara, siano costose, spesso in misura eccessiva, amplificando il disagio e la criticità di una situazione già estrema. Si deve sperare che le istituzioni stanzino ingenti fondi in progetti a lunga scadenza volti a rimuovere definitivamente questo grave malessere sociale. Le cause che lo generano sono differenti tra i ragazzi come Sara, ma la capacità di rubare loro la giovinezza li accomuna. Uno dei casi in cui “mal comune”- non è affatto - “mezzo gaudio”.
«Specchio sii più gentile oggi se ce la fai
Ho l’anima fuori servizio
è un vizio di forma, di sostanza
E non passa mai
Sai che lo so.»
(Specchio, Subsonica)
Buona domenica!