Casa, patria, corpo, identità, viaggio, radici.
Quella della poetessa bosniaca Josefina Dautbegović, fuggita nel 1992 dalla sanguinosa guerra nell'ex Jugoslavia, è la vicenda umana e poetica di una donna che vive la "condizione metafisica" dell'esilio resistendo alla disgregazione attraverso la parola poetica che "fruga", descrive, analizza, cerca e va oltre, per diventare voce di una umanità ferita, dispersa e spaesata.
Una voce, la sua, mai retorica e sempre strettamente legata all' esperienza, al quotidiano.
I suoi versi toccano temi universali e provano a far breccia nell'indifferenza degli altri che spesso segue, come un'ombra, chi è sradicato dalla sua terra e da se stesso, chi vive la guerra anche in tempo di pace.
Ospiti di Aglaia Zannetti in questa prima puntata del 2023 di PUNTO DI SVOLTA - eccezionalmente in onda di venerdì - sono la poetessa e traduttrice veneziana Bianca Tarozzi e la traduttrice bosniaca Neval Berber che hanno conosciuto Josefina.
L’ultimo inverno bosniaco
Ovunque vada lo porto come una malattia ereditaria
ce l’ho nelle ossa
nel midollo
Sento l’inverno d’estate a Hvar Korˇcula Opatija
indifferentemente
dentro di me continua all’infinito fino in fondo si è radicato
Chissà in quale parte di me giacciono tutte le sue nevi
che nel periodo in cui non c’ero
come nei racconti popolari di luoghi incantati
erano cadute per sette lunghi anni
e si sono trasformate in ghiacciai
Da allora le stagioni si susseguono per me
come in un film solo davanti agli occhi
ma dentro di me continua l’inverno
Sicuramente quando me ne andavo avevo nelle ossa
le ultime nevi bosniache
senza rendermi conto di portarle per sempre
Dico nelle ossa ma chissà dove si sono ficcate
forse abitano nella materia grigia del mio cervello
e inaspettatamente cadono
proprio quando mi abbandono ai trenta gradi e godo
come una lucertola sul muro a secco
All’improvviso sento da qualche parte un vento gelido
soffia mi tira per l’orlo del vestito
lo riconosco profuma di nevi bosniache
ma lui per ogni evenienza
agita i rami di palma sotto il mio naso per convincermi
Anche se di regola non mangio gelati
ogni volta sul fondo della coppetta
di macedonia tocco col cucchiaino della frutta ghiacciata
Il mio inverno bosniaco mi trova in piena estate
sulle strette stradine delle città costiere
esce dalla porta di qualche cantina
o da dietro i bui altari delle chiese romaniche
Soltanto a causa sua porto le maglie di lana d’estate
in vacanza
e quando entro in mare ogni volta desidero infilarmi
le calze
A causa sua tu mi dici come sei fredda
vieni che ti scaldo le mani.
Zagabria, 3 marzo 1999
Buona domenica!