Poetessa dell'esilio - di Aglaia Zannetti
Pubblicato il 22/01/2023


Josefina Dautbegović, poetessa dell'esilio 

 

Casa, patria, corpo, identità, viaggio, radici. 

Quella della poetessa bosniaca Josefina Dautbegović, fuggita nel 1992 dalla sanguinosa guerra nell'ex Jugoslavia, è la vicenda umana e poetica di una donna che vive la "condizione metafisica" dell'esilio resistendo alla disgregazione attraverso la parola poetica che "fruga", descrive, analizza, cerca e va oltre, per diventare voce di una umanità ferita, dispersa e spaesata.

Una voce, la sua, mai retorica e sempre strettamente legata all' esperienza, al quotidiano. 

I suoi versi toccano temi universali e provano a far breccia nell'indifferenza degli altri che spesso segue, come un'ombra, chi è sradicato dalla sua terra e da se stesso, chi vive la guerra anche in tempo di pace.

Ospiti di Aglaia Zannetti in questa prima puntata del 2023 di PUNTO DI SVOLTA - eccezionalmente in onda di venerdì - sono la poetessa e traduttrice veneziana Bianca Tarozzi e la traduttrice bosniaca Neval Berber che hanno conosciuto Josefina.

L’ultimo inverno bosniaco

Ovunque vada lo porto come una malattia ereditaria

ce l’ho nelle ossa

nel midollo

Sento l’inverno d’estate a Hvar Korˇcula Opatija

indifferentemente

dentro di me continua all’infinito fino in fondo si è radicato

Chissà in quale parte di me giacciono tutte le sue nevi

che nel periodo in cui non c’ero

come nei racconti popolari di luoghi incantati

erano cadute per sette lunghi anni

e si sono trasformate in ghiacciai

Da allora le stagioni si susseguono per me

come in un film solo davanti agli occhi

ma dentro di me continua l’inverno

Sicuramente quando me ne andavo avevo nelle ossa

le ultime nevi bosniache

senza rendermi conto di portarle per sempre

Dico nelle ossa ma chissà dove si sono ficcate

forse abitano nella materia grigia del mio cervello

e inaspettatamente cadono

proprio quando mi abbandono ai trenta gradi e godo

come una lucertola sul muro a secco

All’improvviso sento da qualche parte un vento gelido

soffia mi tira per l’orlo del vestito

lo riconosco profuma di nevi bosniache

ma lui per ogni evenienza

agita i rami di palma sotto il mio naso per convincermi

Anche se di regola non mangio gelati

ogni volta sul fondo della coppetta

di macedonia tocco col cucchiaino della frutta ghiacciata

Il mio inverno bosniaco mi trova in piena estate

sulle strette stradine delle città costiere

esce dalla porta di qualche cantina

o da dietro i bui altari delle chiese romaniche

Soltanto a causa sua porto le maglie di lana d’estate

in vacanza

e quando entro in mare ogni volta desidero infilarmi

le calze

A causa sua tu mi dici come sei fredda

vieni che ti scaldo le mani.

Zagabria, 3 marzo 1999

 

Buona domenica!